venerdì 19 febbraio 2010

Il tappo: tra sughero, silicone e tappi a vite.

Le proprietà del tappo in sughero probabilmente erano conosciute anche dagli antichi Romani, i quali utilizzavano tappi provenienti dal legno di quercia iberica o quercia nordafricana, questa scoperta si è poi protratta per secoli e secoli giungendo quasi invariata a noi "moderni".
Il sughero per raggiungere lo spessore ideale ha bisogno di circa dieci anni, una volta pronto viene staccato dal tronco della quercia con asce molto affilate e trattato con il vapore, che permette di eliminare gli insetti. Il sughero viene adesso lasciato ad asciugare ed in seguito lavorato per produrre tappi di diverse misure.
I tappi corti in genere vengono utilizzati per i vini da consumare giovani che non hanno bisogno di un lungo invecchiamento, i tappi in sughero compresso poi vengono utilizzati per i vini da tavola.
I tappi lunghi invece sono l'ideale per i vini a lungo invecchiamento, in quanto permette una buona ossigenazione del prodotto contenuto in vitro, un tappo di buona qualità può durare alle intemperie oltre cinquant'anni.
Da qualche tempo in commercio oltre ai tappi di sughero si vedono ulteriori tipi di tappo: in silicone, sughero plastificato e tappi a vite. Queste nuove tipologie sono nate dalle esigenze da parte delle imprese vitivinicole di abbassare i costi di produzione, ma anche per problemi derivanti dallo smaltimento dei tappi derivanti dalle querce. La tecnica odierna per la produzione di tappi in materiali alternativi al sughero ha fatto passi da gigante, possiamo tranquillamente utilizzare un tappo a vite per un vino giovane, anzi forse è addirittura preferibile questo al tradizionale tappo in sughero nonostante questo abbia un fascino inferiore e sia esteticamente discutibile.
Ma da romantici non possiamo che criticare l'utilizzo di tappi in materiali differenti dal sughero, capiamo le dinamiche del mercato e l'evoluzioni che il mondo del vino subisce continuamente ma ci sentiamo legati alla tradizione, non si può negare il fascino del cavatappi manovrato da mani esperte che fende e ferisce il sughero penetrando al suo interno e con un semplice aiuto della fisica:un perno, lo estrae dal collo della bottiglia, potendo finalmente liberare il vino dalla sua prigionia, rendendolo pronto per il suo fine.

Nessun commento:

Posta un commento

Lettori fissi