martedì 24 aprile 2018

Vinitaly 2018

Anche quest'anno si parte per l'immancabile appuntamento veronese, si parte presto, alle 7.30 parte il treno per Padova, da lì il cambio e via verso Verona.
Si entra in fiera ad un buon orario, le navette frequenti mi permettono di essere in loco alle 9.50.
Come consuetudine il primo assaggio è nel padiglione 6, da ormai dieci anni il primo vino da assaggiare è il Picol di Lis Neris, un Sauvignon blanc di pregevole fattura, armonico e di grande eleganza. Il passeggiare per lo stand dedicato al Friuli e all'Alto Adige mi porta da un'azienda che conosco poco ma che mi ha sempre affascinato per il suo moscato giallo (gold muskatel) Manincor, oltre al già citato, ho l'occasione di assaggiare gli altri prodotti in rassegna.
Vengo colpito da un gran bel pinot nero, il Mason 2014 di grande struttura, ma non per questo privo di agilità e freschezza.
La mattinata prosegue snella tra vari assaggi, ricordiamo la malvasia istriana di Simon de Brazzan e quella di Skok, entrambe provenienti dal Collio ed entrambe dotate di una bellissima mineralità, il grande sauvignon blanc dell'amico Sergio Bortolusso (vino che alla cieca in una serata del corso Onav di Ferrara ha preso il voto di 90/100), i vini di Muzic, cantina slovena, a pochi passi dal confine italiano che fa una ribolla semplice ma di grande valore.
È tempo di trasferirsi, si va nel padiglione che ospita i vini abruzzesi, abbandono i bianchi e mi dedico al Montepulciano, in rapida successione mi trovo spiazzato dalla versatilità di questo grande vitigno: rosato, rosso giovane, rosso da invecchiamento, incredibile la gamma di declinazioni a cui si presta il Montepulciano.
Gli assaggi in rassegna passano da Cataldi Madonna prima con il loro Cerasuolo, poi con l'ottimo Malandrino: colore rubino,  visciola matura, liquirizia, vaniglia, in bocca è pieno, caldo, lungo e persistente. Unico peccato non aver segnato l'annata.
Il giro del Montepulciano continua da Dino Illuminati con il loro Zanna, vino importante e poderoso di grande struttura ed eleganza, anche qui il colore è rosso rubino cupo, nuances di more, note appassite in bocca è vellutato, tannino ben addomesticato, grandissima struttura e persistenza. Vino di grande importanza.
Si passa da Zaccagnini, cantina si commerciale ma che da tanti anni rappresenta un punto fermo del mercato enologico abruzzese. Si parte dal cerasuolo e si giunge al San Clemente: rosso rubino, frutti di bosco e bella speziatura accompagnate in bocca da una bella trama tannica.
Si conclude da Emidio Pepe, vera istituzione del settore e bandiera dei vini naturali e famoso per l'epica longevità dei suoi vini. Non mi fermerò a dissertarne perchè la verticale propostaci è stata abbastanza lunga e meriterebbe un capitolo a parte.
Conclusasi l'esperienza del Montepulciano mi dirigo verso il padiglione che ospita la Toscana, giusto il tempo di assaggiare un paio di Brunello, da due cantine che mi piacciono particolarmente; Capanna e Talenti. Visita fugace per andare verso il padiglione che ospita il Piemonte, un saluto agli amici di Casavecchia, dove assaggio il loro Barolo, sempre di pregevole fattura ed un bel dolcetto.
Si passa anche da Vietti, dite quello che volete ma il suo barolo Lazzarito mi piace veramente tanto, sono per il barolo affilato e non per quello educato di La Morra. Accanto a Vietti ho il tempo di assaggiare un bel barbaresco di Icardi.
Sfortunatamente è ora di andare via, il treno incombe e l'orario di chiusura è vicino.
Anche quest'anno una bella panoramica ed un approfondimento altrove difficilmente immaginabile sia per assortimento che per qualità.
Un altro Vinitaly è alle spalle e i tanti assaggi si perderanno nella memoria e nell'esperienza.

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